Quest’anno la 56° edizione di Vinitaly può essere definita caldissima in tutti i sensi. La fiera, infatti, in soli quattro giorni – da domenica 14 a mercoledì 17 aprile – ha registrato 97.000 presenze. Si è verificato, inoltre, un incremento della partecipazione degli operatori esteri, provenienti da ben 140 paesi, che sono stati il 31% dei partecipanti totali; tra questi abbiamo visto gli USA in maggioranza, con 3700 presenze, seguiti da Germania, UK, Cina e Canada, sebbene si sia registrato un importante aumento di buyer provenienti dal Giappone.
Con queste premesse, il Vinitaly ’24 ci ha lasciati col sorriso di speranza che i numeri registrati si convertiranno presto in vendite. Considerato il calo registrato tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, le aziende partecipanti hanno accolto i segnali positivi dei numeri del Vinitaly come un preludio al rifiorire del mercato vitivinicolo, nonostante il quadro generale rimanga ancora difficile.
Parlando coi vari produttori presenti, mi è sembrato di cogliere come sentimento comune l’ottimismo portato da questa edizione, che ha contagiato tutti con molta enfasi.
Anno dopo anno, Vinitaly si è ritagliato una nicchia tutta sua, che lo porta a differenziarsi da altri eventi celebri nel mondo del vino. Questo risultato è sicuramente merito dell’organizzazione, che ha dato un taglio unico alla fiera, proponendo diverse attività che incrementassero il coinvolgimento. Chiaramente, però, la splendida cornice scelta per l’evento più famoso del vino italiano ha sempre la sua parte di valore nella riuscita: Verona, infatti, ogni anno si attiva in tutto il suo splendore e in tutte le sue possibilità, intrattenendo i partecipanti con molti eventi connessi alla manifestazione.
A breve vi racconterò la mia personale esperienza della fiera, in cui ho avuto modo di intervistare alcuni produttori sui quali scriverò presto degli articoli verticali.
Mercoledì tutti gli appassionati del settore si sono salutati con la prospettiva che i giorni in fiera si concretizzino, passando ai fatti. Ho fiducia nel fatto che i prossimi mesi ci daranno ragione sul dubbio che attanaglia tutti nel settore: il mercato del vino italiano è davvero in ripresa?
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