I Roero Days arrivano a Milano

Per festeggiare i 10 anni dalla nascita del consorzio, il 3 giugno al palazzo Giureconsulti, location esclusiva nel cuore della città di Milano, si è tenuto l’evento di presentazione al pubblico milanese del Consorzio del Roero. Con l’occasione sono state presentate le nuove etichette istituzionali, disegnate dall’artista Bruno Casetta, che accompagneranno i vini del Consorzio negli eventi che si terranno in tutto il mondo.

Hanno partecipato alla giornata più di 60 produttori, presentando oltre 500 etichette sia ai banchi d’assaggio, sia durante le presentazioni e le masterclass.

L’evento si è poi concluso con un party serale, che ha coronato una bellissima giornata, all’insegna della scoperta e promozione del Roero.

Affascinato dalla storia del consorzio, mi sono confrontato coi produttori e ho avuto modo di apprendere tantissimo su questo territorio. Innanzitutto ho imparato che il Roero, territorio collinare al confine delle Langhe, milioni di anni fa era sommerso dal mare, ed è per questo motivo che ritroviamo dei resti risalenti al Pliocene nei suoli. Le analisi del suolo hanno dimostrato che è composto da differenti tipologie di sabbie, al cui interno si possono trovare resti fossili, testimonianza del fatto che un tempo era fondale marino. Fin dai tempi dei romani, le vigne sono presenti nel panorama di questa zona, caratterizzata da colline che non superano i 400 m di altitudine. Cito testualmente le parole del presidente Massimo Damonte, per descrivere i prodotti di questa zona: “[il Roero] è un territorio dal cuore rosso, in cui però nascono anche dei grandi vini bianchi”. I protagonisti sono sicuramente il Nebbiolo e l’Arneis, ma non è corretto pensare che vengano prodotti solo vini bianchi e vini rossi, perché qui si trovano anche spumanti molto interessanti, realizzati proprio a partire dall’Arneis. Per questa tipologia mi sembra doveroso citare ad esempio il metodo classico dell’azienda Angelo Negro (di cui posso assicurare che bere solo un calice non è sufficiente!).

A questo punto credo vi stiate legittimamente chiedendo come siano i vini del Roero.

Passando tra i banchi ho avuto modo di fare vari assaggi e ho capito che si tratta di vini potenzialmente pronti fin da subito, ma che sanno regalare emozioni anche con qualche anno sulle spalle. E’ il caso dei vini bianchi da Arneis, che ho assaggiato sia di annata recente sia con qualche anno di invecchiamento in più, trovando piacevoli i primi grazie alla loro parte sapida e minerale che invoglia al sorso, e sorprendenti i secondi per l’evoluzione avuta nel corso del tempo, grazie alla quale si è sviluppato un sentore di zafferano che mi ha estremamente colpito.

Tra i rossi ho trovato le nuove annate molto interessanti nella loro espressione del nebbiolo, in cui ho colto un gioco tra sentori primari e secondari; in queste etichetti più giovani ho percepito un tannino leggermente spigoloso, che probabilmente necessita di qualche tempo di riposo in bottiglia, considerando il risultato mostrato dalle vecchie annate presenti in degustazione. Dei vari assaggi fatti, voglio menzionare i rossi di Carlo Casetta, perché mi hanno davvero impressionato. Nell’etichetta dell’anno corrente, ho riscontrato una piacevolezza di beva, data anche dall’uso ponderato del legno, al fine di evitare di coprire le caratteristiche del vitigno; per le precedenti annate, invece, sono stato davvero colpito dalla magnum 2016 di Roero Rosso, che ho avuto modo di degustare durante il party serale, e che a mio avviso era davvero notevole.

Tirando le somme dell’evento, ho approfondito la conoscenza di questa denominazione e dei suoi migliori vini, presentati ai Roero Days. Penso che questa occasione abbia dato modo di esporre tutte le potenzialità del Roero, territorio che ha dimostrato di avere molto da offrire e nel quale non mancano piacevoli sorprese.

La riuscita dell’evento, a mio avviso, è anche merito di un consorzio giovane, in cui si percepiscono grande volontà e spirito di iniziativa, volto all’affermarsi sempre più nel panorama nazionale ed internazionale.

E voi, che ne pensate dei vini del Roero?

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