CEMBRA – Cantina di Montagna

Sono stato invitato a visitare la cantina più alta di tutto il Trentino e terza in Europa, Cembra Cantina di Montagna, una realtà che riesce ad esprimere a pieno l’essenza del suo territorio.

Prima di iniziare, è doverosa una breve introduzione su questa zona e il contesto nel quale nasce la cantina. Partendo proprio dalla terra, la Val di Cembra si trova incastonata tra le Dolomiti e i monti del Lagorai, attraversata dal fiume Avisio e accarezzata costantemente dall’Ora del Garda, un vento termico che proviene dall’omonimo Lago di Garda. Il terreno che troviamo in questa valle è di origine vulcanica, a causa di forti eruzioni avvenute tra i 260 e i 280 milioni di anni fa che hanno riempito la valle di porfido. Per l’esattezza, parliamo di porfido rosso, detto l’oro rosso dei Valligiani, elemento che influenza in maniera significativa i vini prodotti in questa valle.

La viticoltura è sempre stata presente in queste valli, fin dai tempi antichi, ed è diventata famosa per i suoi vigneti terrazzati, che le conferiscono il titolo di viticoltura eroica. Lo scenario che si apre alla vista di queste vigne è incantevole: la valle è stata riempita con terrazzamenti sostenuti dai caratteristici muretti a secco. Queste strutture murarie contribuiscono da sempre ad ottimizzare lo spazio e a migliorare la coltivazione della vite nei terreni ripidi della Val di Cembra. Nel territorio sono presenti 700km di muretti a secco e vengono raggiunte pendenze fino al 40%, per questa ragione i lavori in vigna sono essenzialmente manuali -parliamo di 900/1000 ore di lavoro annue a viticoltore!

Ho apprezzato molto, durante la visita di questa cantina, il focus proposto nella prima mattinata sulla realizzazione dei muretti a secco, pratica antica che non prevede alcun legante tra i massi, che, anzi, vengono incastonati gli uni sugli altri, sfruttando l’inserimento di pietre più piccole. Il risultato è un ingegnoso puzzle, alle cui spalle troviamo soltanto ghiaia, oltre alla terra, che funge da canale di scolo per l’acqua.

In questo magnifico panorama ho avuto modo di scoprire la viticoltura di montagna e di assaggiare i vini di questa cantina cooperativa. Questo nome non deve affatto dare da pensare, anzi, è proprio il valore aggiunto che permette alla cantina di esprimere il proprio territorio nel modo migliore: si tratta, infatti, di una ragione sociale che comprende circa 300 soci viticoltori, che amministrano a loro volta differenti appezzamenti di terreno, dal mezzo ettaro fino al massimo di 2 o 3 ettari, oltre alla metà dei 700km di muretti a secco sopracitati. Da queste numeriche si può intuire quanto possa essere complesso gestire una produzione che comprende un così vasto numero di viticoltori e mantenere un livello qualitativo alto. La cantina, però, riesce in questo compito, minimizzando le difficoltà grazie ad alcuni accorgimenti: l’enologo, supportato dal suo staff, applica precisi parametri in vigna, oltre a fare una minuziosa selezione, che porta alla scelta dei migliori prodotti dei vigneti.

Il risultato di tale lavoro è una linea che comprende 6 vini, per un totale di 45.000 bottiglie all’anno, una produzione che vuole essere identitaria e riflettere al massimo il territorio.

La filosofia dell’enologo Stefano Rossi si può riassumere nelle parole che ha utilizzato per descrivere il suo compito: “i vini sono fatti ascoltando la vigna, è lei che mi dice cosa fare”. Un concetto forse semplice, ma che da solo riesce a far capire la filosofia di questa realtà, in cui non esistono costrizioni, esigenze di mercato o numeri da soddisfare, ma si lavora per esprimere al meglio il proprio territorio. Tutto ciò è reso anche possibile dal gruppo di cui è parte Cembra Cantina di Montagna, ovvero Cavit , di cui fanno parte GLV Srl, Kessler Sekt, Casa Girelli SpA e Cesarini Sforza SpA, oltre che da Cantina di La-Vis e Valle di Cembra.

Durante l’esperienza abbiamo assaggiato tutta la linea in abbinata ai deliziosi piatti del ristorante Augurio, sito nel centro di Trento. In questo scenario l’enologo Stefano Rossi, ha introdotto la filosofia alle spalle della cantina e delle sei etichette prodotte, permettendo a me e agli altri ospiti di calarci nella vera anima di questa realtà e della sua terra.

Gli assaggi che ho avuto il piacere di fare sono:

Oro Rosso, TrentoDOC Riserva, dosaggio zero, 100% Chardonnay proveniente da vigneti tra i 450m e i 600m. Al suo interno troviamo un 15% di vin de riserve che fornisce un’importante struttura, dal perlage fine e persistente. Sorprende con l’iniziale freschezza, da cui si possono cogliere sentori floreali, che col tempo lasciano spazio a note più rotonde di frutta matura, pasticceria e frutta secca. All’assaggio ritroviamo l’essenza dei vini di montagna, ovvero mineralità, sapidità e un’importante verticalità.

Müller-Thurgau, Trentino DOC, con cui ci spostiamo molto più in alto, i vigneti di Müller-Thurgau sono coltivati tra i 700m e i 900m. Un vitigno che sta molto a cuore alla cantina e al Trentino, varietà che sa far emergere la montagna in ogni sorso, ma con una veste differente rispetto al precedente. Grazie alla fermentazione e all’affinamento esclusivamente in acciaio, si presenta alla vista con un particolare colore giallo paglierino dai riflessi verdognoli, mentre al naso sprigiona un bouquet agrumato ed esotico.

Zymbra, blend eroico di Müller-Thurgau, Chardonnay e Riesling Renano, coltivati ad un’altitudine dai 450 per lo chardonnay fino agli 800 m per il Müller-Thurgau, con pendenza fino al 40%, su un terreno ricco di scaglie di porfido. Al calice il bouquet ricco e complesso mi ha impressionato coi suoi importanti sentori di pietra focaia, addolciti da note esotiche.

Riesling, da omonimo vitigno renano, ritrova nella natura porfirica del terreno la spinta per esprimersi al meglio. Al palato si svela strutturato, persistente ed equilibrato.

Chardonnay raffinato ed elegante, grazie all’eco di frutta gialla matura, banana e mango che percepiamo al naso, ma al contempo deciso e ricco, grazie alla mineralità e alla piacevole spalla acida percepibile al palato.

Pinot Nero il vitigno francese ha trovato in questi terreni ben drenati e argillosi il luogo ideale per esprimere caratteristiche inedite, infatti viene descritto come la sintesi perfetta della viticoltura estrema ed eroica di questa zona. In degustazione a livello olfattivo sprigiona aromi di frutta rossa e nera, oltre a note speziate, mentre in bocca si fa apprezzare per un tannino morbido, la media persistenza e soprattutto l’ottima acidità.

Ringrazio Cembra per avermi fatto scoprire una realtà speciale come questa di cui ho provato a raccontarvi. Ho apprezzato davvero molto l’approfondimento sui muretti a secco, perché non conoscevo l’incredibile tecnica nascosta dietro un elemento che capita di vedere nel quotidiano.

In questa realtà ho trovato una cura straordinaria che penso il risultato al calice ripaghi, esaltando il lavoro encomiabile che viene svolto nella produzione di vini estremamente identitari e unici.

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