Questa estate, durante la mia vacanza a Santorini, ho avuto modo di degustare alcuni vini tipici dell’isola. Devo dire che la ricerca non è stata semplice, molti vini provati non mi avevano entusiasmato, ma poi, verso la fine della settimana sono andato in visita da Santo Wines e sono felice di dire che la mia opinione è radicalmente cambiata.
Parto da una frivolezza, ma, dato che mi trovavo in ferie nell’isola più romantica del mondo, anche l’occhio durante una degustazione vuole la sua parte: la location in cui sorge il Centro Enoturistico di Santo Wines è da mozzare il fiato.
La cantina è stata utlimata nel 1992, nel villaggio di Pyrgos, e al suo interno è possibile vedere la perfetta sinergia tra tecnologia e paesaggio. L’architettura della struttura prevede diversi livelli, richiamo alle terrazze del vigneto, ovvero i livelli che i contadini creano artificialmente per facilitare la coltivazione. In questa sede si esegue tutto il processo di vinificazione, dal ricevimento delle uve, fino all’imbottigliamento, sfruttando la gravità che supplisce l’utilizzo delle pompe per il travaso del mosto e del vino, elevando così la qualità del prodotto finito.
L’affaccio delle terrazze, che costituiscono i vari livelli del locale, permette di abbracciare con uno sguardo il golfo racchiuso tra la Caldera e Imerovigli, al cui centro si staglia Nea Kameni, l’isola vulcanica, parte del piccolo arcipelago. Consiglio caldamente di trascorrere l’orario del tramonto qui, sorseggiando un calice in totale tranquillità, godendo dell’incredibile bellezza dei colori del cielo. Non è difficile capire perché questa struttura sia una delle principali destinazioni enoturistiche, accogliendo più di 600.000 visitatori provenienti da tutto il mondo ogni anno.
Passando alla parte più succosa, vi racconto da dove nasce Santo Wines.
Nel 1911 è stata fondata l’Unione delle Cooperative di Santorini, con il nome “Santorini Vine&Wine Protection Fund” e ad oggi costituisce la più grande organizzazione dell’isola, in rappresentanza di oltre 1200 agricoltori attivi. I prodotti DOP di questa realtà mirano a salvaguardare le tradizioni locali, oltre che a promuovere uno sviluppo agricolo sostenibile. La finalità di questa cooperativa è quella di proteggere gli interessi dei coltivatori dell’isola.
L’isola di Santorini presenta delle caratteristiche ambientali uniche, dovute alla coesistenza di vari fattori.
Innanzitutto, il terreno dell’isola è vulcanico. Come forse saprete, Santorini è stata protagonista di una delle eruzioni più violente della storia dell’uomo, portandola ad avere un suolo costituito da lava, cenere vulcanica e pietra pomice. Il vigneto autoctono dell’isola, l’Assyrtiko, è autoradicato ed è uno dei più antichi del mondo – parliamo di circa 3.500 anni di storia. La speciale composizione del terreno agisce come difesa naturale contro le malattie che potrebbero colpire le piante, infatti il vigneto non è mai stato attaccato dalla fillossera e continua ad essere piantato a partire dal primo clone.
La produzione di vino dell’isola ha una storia millenaria, che inizia circa nel 3° millennio a.C., quindi i vigneti producono vino da 4.000 anni, fatta eccezione per la pausa forzata di 300 anni, a seguito dell’eruzione vulcanica. Ad oggi sono dedicati alla viticoltura circa 1.200 ettari di terreno.
Trattandosi di un terreno particolarmente secco, si potrebbe pensare che l’irrigazione venga fatta artificialmente, invece, altra unicità di questa terra, proviene dall’umidità naturale e dalla nebbia marina, assorbita dal terreno grazie alla porosità della pietra pomice, fornendo l’idratazione necessaria.
Questa particolare tipologia di agricoltura secca, porta alla produzione di uve dal sapore ricco e concentrato.
Tutto il lavoro svolto nei campi viene fatto manualmente e, per facilitare il lavoro nelle zone di particolare pendenza, i contadini hanno creato i terrazzamenti di cui parlavo poco sopra, utilizzando pietre laviche, massimizzando la capacità di assorbimento dell’acqua piovana e agevolando l’accesso ai vigneti. Molto affascinante il modo unico in cui i viticoltori hanno plasmato le viti: le piante sono molto vicine al terreno e si sviluppano a spirale, lasciando che in sommità crescono le foglie. Il risultato è un cesto al cui interno maturano gli acini, protetti dal forte vento e dal sole che picchia senza tregua.
I vini DOP di Santorini sono vini bianchi secchi, ottenuti da almeno il 75% di uve Assyrtiko, in purezza o in blend con altre uve locali, quali Athiri o Aidani. Questi prodotti, famosi in tutto il mondo, presentano caratteristiche uniche, dovute ai fattori ambientali e al microclima tipici dell’isola.
Durante la degustazione siamo stati seguiti da Katerina, che ci ha raccontato molte delle curiosità di cui vi ho già parlato, oltre a guidare i nostri assaggi.
In apertura abbiamo provato lo spumante Santo Sparkling White, un 100% Assyrtiko, dal colore giallo limone e riflessi verdi. Ho colto note di frutta a polpa bianca e mela, frutta esotica ed erbe mediterranee, mentre in bocca ho apprezzato la mineralità, che contribuisce a renderlo rotondo e persistente, facendone apprezzare la piacevole acidità.
Successivamente abbiamo potuto proseguire la scoperta del vitigno Assyrtiko, comparando altre 3 sue espressioni, DOP. Mi ha stupito come questo vitigno si adatti a diverse vinificazioni e migliori con il tempo, evolvendosi ad ogni sorso.
- Santorini Assyrtiko, anche in questo caso 100% Assyrtiko. Prevale l’aroma di limone, addolcito da note floreali. Al palato è secco e l’acidità è sottolineata dal mix di sapori fruttati, minerali e sapidi.
- Santorini Nykteri, il cui nome rimanda alla vendemmia notturna, quando le uve venivano raccolte dopo il calare del sole, proseguendo con la vinificazione durante la notte.
Composto da 85% Assyrtiko, 10% Athiri, 5% Aidani, invecchia 3 mesi in botti di rovere francese.
Al naso ritroviamo aromi floreali e di frutti verdi, invece in bocca colpisce l’acidità rinfrescante, che dà equilibrio ai sapori più delicati floreali e fruttati. - Santorini Assyrtiko Grande Reserve, sempre 100% Assyrtiko, invecchiato 12 mesi in botte di rovere francese e 12 mesi in bottiglia.
Rispetto ai precedenti è caratterizzato da un colore dorato e da un corpo pieno. Al naso emergono note di miele, té, frutta secca e vaniglia.
Mentre in bocca spiccano sapori agrumati e speziati, mantenendo un tocco di salinitià sul finale.
Siamo poi passati ad un rosso, il Mavrotragano, esattamente come il nome del vitigno a bacca rossa di cui si compone al 100%. L’ho trovato un vino fresco, con note di frutti rossi e neri, un tannino vellutato e una media acidità. Sul finale ho potuto apprezzare note di tabacco e vaniglia.
Infine, in questo caso bisogna proprio dire dulcis in fundo, abbiamo potuto apprezzare il Vinsanto invecchiato 12 anni. Le uve destinate al vinsanto, 85% Assyrtiko, 15% Aidani, vengono fatte appassire al sole per 6/8 giorni e successivamente lasciate fermentare per 40-60giorni. L’invecchiamento viene fatto per 12 anni in botti di rovere francese e successivamente prosegue in bottiglia. Mi hanno stupito la freschezza e la sapidità di questo assaggio, unito alle note dolci di datteri, albicocca disidratata, miele e cannella.
Consiglio davvero la visita a questa cantina a chiunque passi per Santorini. Come dicevo in apertura la vista è grandiosa, ma anche la storia e la tradizione vitivinicola di quest’isola non scherzano e meritano un approfondimento.
Ringrazio ancora Katerina per avermi accompagnato durante questa esperienza, facendomi rivalutare l’Assyrtiko e facendomi scoprire tantissimo sulle sue potenzialità.